Descrizione
La biografia di Sabina Santilli, la donna che rimasta cieca e sorda a soli sette anni, riuscì a diventare simbolo e esempio per molti dei pluriminorati che vivevano nella sua stessa condizione.
Sono i giorni di Pasqua del 1924 quando la piccola e curiosa Sabina, colta da meningite ad appena sette anni, perde per sempre vista e udito. Ce ne sarebbe abbastanza per trasformare la sua casa a San Benedetto dei Marsi in eterno asilo, come del resto capita in quel periodo a tante persone colpite dalla stessa sfortunata sorte. Ciò che si verifica negli anni seguenti in casa Santilli è invece l’inizio di una nuova era, per Sabina e per tutti gli altri pluriminorati che la incontreranno sul loro cammino.
Più forte delle tempeste che non smettono di soffiarle sulla testa, Sabina si mostra infatti sempre più avida di imparare, frequenta i primi istituti italiani dedicati ai ciechi e sotto la guida del professor Augusto Romagnoli riesce a rientrare presto in contatto con il mondo, anche attraverso l’alfabeto Malossi e la scrittura in Braille, in italiano e in altre lingue straniere.
Così, nonostante i suoi occhi appaiano a lei stessa «come una macchina sfasciata», grazie alla propria tenacia e alla voglia di aiutare il prossimo, Sabina diventa il simbolo per molti e molte nella sua stessa condizione, decidendo di dedicare tempo e sforzi alla causa dei sordociechi con la fondazione nel 1964, assieme a «un coraggioso gruppo di amici», della Lega del Filo d’Oro.
Attraverso un lungo lavoro di ricerca e grazie anche ai ricordi della sorella Loda, Roberto Cipollone ricostruisce in queste pagine la vita di una donna che ha fatto dei diritti e dei bisogni delle persone sordocieche la propria straordinaria missione, riuscendo a ispirare un nuovo approccio alla rieducazione e ad avviare il recupero di migliaia di compagni d’ombra e di silenzio.