Descrizione
Immaginate un racconto di Borges che abbia per scena, invece dell’eternità, un dettaglio qualsiasi; immaginate un’opera che si concluda, invece che in cento pagine, in una sola frase, e che quella frase coincida con l’inizio di un nuovo stile letterario esaltato da scrittori come Gabriel García Márquez, Isaac Asimov, Italo Calvino; immaginate, poi, un’architettura di invenzioni perfettamente calcolate e misericordiosamente brevi, e avrete un libro di racconti che – pubblicato nel 1959 – è il primo di Augusto Monterroso: un uomo che fino ad allora aveva letto tutti i libri senza osare scriverne uno.
Sono satire irresistibili della condizione umana queste Opere complete: le imprese di un esportatore di teste di indigeni amazzonici, i turbamenti di un giovane scrittore in crisi, il risveglio di un dinosauro, le velleità artistiche di una first lady. È inutile, come anche in Borges, provare a distinguere il vero dall’immaginato perché tutto qui è visionario, a dimostrare le parole di Monterroso: «In ciò che scrivo incito sempre alla ribellione e alla rivoluzione, ma in modo così sottile che i miei lettori di solito diventano reazionari».