Descrizione
Che cos’è la cattiveria?
Cosa significa contemplare ed esplorare il male?
A volte, semplicemente, si tratta di non trovare agio nel conformismo imperante, e percorrere una propria strada a dispetto di tutto e di tutti. Anche nel grande teatro della Torino e dell’Italia del Ventennio c’è un copione da recitare, a cui chiunque si adegua dal gerarca zelante all’antifascista arrabbiato; dal borghesuccio meschino al contadino superstizioso, e quando i destini dei protagonisti, Lotario e Giulia, si incrociano sul finire della guerra, i due si accorgono che, nel condurre la loro esistenza indipendente e disordinata, forse hanno comunque interpretato un ruolo.
E lassù, dal cielo, Belzebù e un baffuto dittatore onnisciente si godono la recita dell’umanità, elargendo tiri mancini a profusione; e constatando con sottile piacere che, alla fine, chi non supera le prove della vita è solamente chi conduce quella più normale.
Uscito per la prima volta per Einaudi nel 1956, Minuetto all’inferno è un libro controverso, difficile da inquadrare. Elio Vittorini, che pure lo pubblicò nei suoi Gettoni, ne scrisse una quarta di copertina che era quasi una stroncatura, e lo definì con spregio – in un’epoca in cui la letteratura si interessava soprattutto di sondare il reale come cupamente fantasticante un incubo puramente libresco. Eppure il romanzo vinse il Premio Strega opera prima e anche oggi, a distanza di tanti anni, si ha l’impressione che questa osservazione profonda della bassezza dell’animo umano e questo addentrarsi, a mo’ di favola gnostica, nel regno del fantastico, lo rendano una lettura di valore imperituro.