Descrizione
Un’isola che non appare sulla mappa, un patto col diavolo, una campana d’oro che suona dal fondo del mare, un cimitero senza corpi, una taverna che un tempo è stata nave e ora ospita le serate di una tranquilla comunità, fino al giorno in cui l’isola annuncia il ritorno di Jerónimo Garcés, che dopo cinquant’anni in giro per il mondo torna a far visita al fratello gemello Julián. Dopo qualche giorno, i due capiscono che è impossibile ritrovare la complicità che li aveva accompagnati da ragazzi, ma una pandemia impedisce a Jerónimo di ripartire. Sarà l’isola, attraverso la voce dei suoi abitanti, a farsi carico della loro storia, raccontandone il passato, spiandone i segreti e tessendo la trama di una possibile riconciliazione.
Con la sua scrittura intima e commovente, “L’anno in cui parlammo con il mare” è uno straordinario racconto corale sulla fugacità del tempo, sulla vita che abbiamo vissuto e su quelle a cui abbiamo dovuto rinunciare, su chi siamo e su chi avremmo potuto essere, su quali storie vale la pena ascoltare, raccontare o tacere in questo breve viaggio che chiamiamo vita.
“Ci sono parole che non rivelano il loro profondo significato nel momento in cui vengono pronunciate. Parole che si gonfiano come le nuvole, pof, pof, pof, in lontananza, lontano da chi le ha ascoltate e a volte anche da chi le ha pronunciate; lontano continuano a ingrossarsi mentre la vita continua e le persone passano e altre parole pure passano, parole che magari si completano e scoppiano non appena escono di bocca perché non celavano altro mistero che la somma delle loro lettere, puffff, si dissolvono nell’orecchio, spariscono come la schiuma del mare, mentre le altre, quelle invisibili, quelle gigantesche, quelle che credevamo non celassero altro mistero che la somma delle loro lettere, hanno continuato a crescere, finché non ce la fanno più e allora cadono come un diluvio sulla memoria, facendo scoppiare il tempo.”
Andrés Montero