Descrizione
– Il centro di ogni infelicità è che non riesco a scrivere. Non ho scritto neanche una riga che consideri accettabile […].
L’intero mio corpo mi mette in guardia nei confronti di ogni singola parola; ogni singola parola, prima di essere scritta, si guarda forsennatamente intorno; le frasi si sbriciolano letteralmente sotto la mia penna, io vedo quel che è contenuto al loro interno e non mi resta che smettere di scrivere. –
Franz Kakfa all’amico Max Brod
Franz Kafka aveva bisogno di scrivere, perché scrivere era il suo ossigeno.
Ma il suo rapporto con la scrittura rimarrà sempre tormentato e faticoso, e diventerà rappresentazione stessa del suo continuo oscillare esistenziale fra due polarità opposte. «Gli scrittori parlano fetore», scriverà appunto nei Diari.
In vita non pubblicò che pochi racconti, eppure già i suoi contemporanei ebbero la percezione di trovarsi in presenza di uno dei più grandi poeti dell’epoca, di un demistificatore che sapeva «mettere in luce il nodo autentico della vita interiore con lucidità unica» (Oskar Baum, Almanach).
Sembra quasi impossibile tratteggiare la complessità di un uomo come Kafka, divenuto simbolo del crepuscolo di un intero mondo, quello (ma forse non solo) della Praga ebraica e germanica, ma Lemaire vi riesce magnificamente. Con una prosa avvincente, svela passioni, amori, sofferenze e contraddizioni dello scrittore che più di tutti ha incarnato la lacerazione fra il sentire e il vivere dell’uomo contemporaneo.