Descrizione
C’è un grido che si leva dalle bocche degli stranieri in Italia: Fuggire! Il paese che bonariamente li ha accolti, solo per recintarli oltre un muro di emarginazione e sfruttamento, non se ne occupa a sinistra e li usa come spauracchio acchiappavoti a destra.
Nel frattempo, però, i migranti hanno iniziato a scrollarsi di dosso la gratitudine verso chi li ha salvati da Mediterraneo (e non solo) ma li ha incastrati, subito dopo, in un ghetto di emarginazione a Lampedusa, a Mineo, a Borgo Mezzanone.
Dentro le loro vite, dentro i loro desideri, si va affermando una rivoluzione demografica: l’abbandono dell’Italia, il ritorno a casa, l’urgenza di vivere liberi in un posto più libero nel diritto ad autodeterminarsi.
Sotto questa pressione, il muro comincia a creparsi e da questa crepa, giorno dopo giorno, fuggono o sperano di fuggire in migliaia.
Per paradosso, la legge italiana sull’immigrazione che porta il nome di due irriducibili nemici dei flussi migratori, la Bossi-Fini, costringe questi detenuti privi di un titolo di soggiorno a restare in Italia, ad attendere di avere abbastanza denaro per potersi pagare un altro viaggio, lontano da noi.
Con questi migranti ha parlato Leonardo Palmisano e in ItaliApartheid lascia loro il racconto delle storie che li hanno condotti qui e che non permettono loro di ripartire, dimostrando una volta per tutte quanto l’apertura delle frontiere sia l’unica soluzione sia in entrata che in uscita.
“In Italia c’è un problema di diritti non riconosciuti a una parte della popolazione, che così è resa fragile. È semplice verificarlo. Più difficile è immaginare cosa fare, come uscire da questa spirale di esclusione e vulnerabilità. Palmisano, con il suo appassionato racconto del paese che non vorremmo, può aiutarci a intravedere il paese che vogliamo e per il quale è doveroso impegnarsi.”
Riccardo Noury, Amnesty International Italia