I SUPERFLUI

17.00

Autore: Dante Arfelli
Editore: READERFORBLIND
ISBN: 9788894599800

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Descrizione

“I superflui”, libro d’esordio di Dante Arfelli, è uno dei più clamorosi casi letterari dell’Italia del dopoguerra.
Pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 1949, tradotto in più lingue, I superflui negli anni ’50 diventò un best seller negli Stati Uniti vendendo quasi un milione di copie, pubblicato da Scribner, lo stesso editore di Hemingway.
Seguì, con lo stesso impegno, il suo secondo romanzo “La quinta generazione” (1951), per poi dedicarsi a un lungo silenzio terminato solo nel 1975 con la raccolta di racconti “Quando c’era la pineta” e, nel 1993, con “Ahimé, povero me”, straziante racconto biografico.

L’Italia del dopoguerra è livida, stretta nella morsa della miseria e sfiancata dal tumulto della ricostruzione. Luca, un giovane di provincia, va a Roma in cerca di fortuna; ha in tasca due lettere di raccomandazione di altrettanti compaesani, il parroco e il segretario della sezione socialista, con le quali spera di trovare lavoro. Appena scende dal treno incontra Lidia, una prostituta che lo trascina nella pensione della ?vecchia?, una vedova indigente quanto e
più di loro, dove la ragazza alloggia ed esercita. Inizia così la questua del giovane che, rimbalzato tra notabili e uomini di chiesa, alla fine un lavoro, seppur precario, lo ottiene. Ma l’inadeguatezza non lo abbandona; così come non abbandona Lidia, né Luigi, l’anarchico militante, o Alberto, lo studente di Legge.

Davanti ai loro sguardi si staglia l’orizzonte del possibile, che però non si può mai davvero afferrare. Una cricca di sconfitti, irrimediabilmente figli dei loro anni eppure così vicini ai nostri giorni, che guardano il mondo scorrere, a volte pensano di poterlo afferrare, e invece solo ciondolano, persi e insieme intrappolati.

E a tratti il lettore è quasi portato a intervenire, come a prenderli per le spalle e scuoterli forte. Ma l’aridità della loro immaginazione, quando pure sembra il contrario, aderisce perfettamente all’essenzialità della scrittura di Arfelli: un suono secco, privo di qualunque morbidezza. Cinico, come il destino delle vite insignificanti, le vite dei superflui.