Descrizione
Nel 1953 Alexia Mitchell, pseudonimo di Luisina Fatichi – moglie di Piero Milani, zia di Don Lorenzo Milani – pubblicava la raccolta di poesie Banchetto nel deserto. L’unica a parlarne fu Cristina Campo in un breve quanto denso articolo sul ?Corriere dell’Adda?, dopo il quale il nome della Mitchell sembrò tornare nel segreto da cui era venuto.
Esili le notizie sul suo conto: fu attiva nel salotto culturale dei Milani, scrisse racconti, poesie e rappresentazioni per il teatro privato di Castiglioncello. Banchetto nel deserto, scritto dopo la perdita del figlio Roberto, porta i segni del lutto nella sensazione di onnipresenza della morte e di insostenibilità della memoria. Ma, come suggerisce l’antonimia del titolo, questa poesia eccede la dimensione funebre dell’elegia. L’evidenza della morte innesca per cortocircuito la vita nella sua essenza: la chitarra che suona nel deserto, il castello sulle cui mura si può correre senza fine, il sentiero delle formiche, il sonno di un gatto eterno, il bosco dove porre le domande estreme, lo sguardo dei santi scolpiti nel marmo. Piccoli miracoli di presenza operati, come nota Campo, da uno sforzo di ?coraggioso distacco?.
L’opera, scritta in inglese dall’autrice, fu tradotta con la sua collaborazione dall’amica pittrice Cesarina Gualino. Con la stessa traduzione viene presentata in questo volume che inaugura la collana Adespota, dedicata ad ospitare chi ha voluto dire meno di sé per dire tutto fino al fondo dell’anima.