Descrizione
Il mito insegna il destino e quasi abitua a un esilio dal tempo. Come i suoi diari e le poesie, così anche i Saggi sul mito sembrano rivelare che gli interlocutori degli ultimi anni di vita di Cesare Pavese siano stati più gli eterni che i mortali.
Composti tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del secolo scorso, i tredici scritti tra saggi e articoli – qui raccolti per la prima volta in volume autonomo – offrono la cifra dell’intero pensiero di Pavese. Il filo che li unisce è, appunto, il mito, inteso come strumento conoscitivo di sé e delle cose.
Racconto per eccellenza di quanto non ha fine, il mito esige un esercizio quasi ascetico di stupore, in cui Pavese ha dimostrato a più riprese una personalissima maestria. A partire dalle opere di Sofocle, Omero, Esiodo – già studi della sua giovinezza – Pavese torna a parlare del destino, del simbolo, del magico. Senza il mito non si abbraccia il destino, non si decodifica il simbolo, non si comincia mai davvero, insomma, a vivere. In calce ai Saggi, completano il discorso sul mito alcuni testi di Ernst Cassirer, il filosofo tedesco che Pavese avrebbe voluto apparisse tra i primi nomi della collana viola Einaudi e che rivela profonde affinità col suo pensiero.