Descrizione
Tutto comincia una notte nella locanda di Arenales. L’orchestrina del paese si trascina suonando fino all’alba in attesa che il Mañana, una vecchia nave scalcinata, salpi per condurre Oreste verso un porto che forse non esiste. Insieme a lui si imbarcano lo stravagante Principe Patagón, il misterioso cavaliere Mascaró e altri passeggeri altrettanto fuori dal comune.
Sarà proprio il Principe, poeta, attore, mago e indovino certificato, alchimista, “praticamente imperatore”, a trascinare Oreste, e altri con lui, in un’impresa folle dando vita a un carosello di artisti girovaghi, guitti improvvisati e glorie decadute. Tutti abbandonano consapevolmente ogni legame con l’esistenza precedente per assumere una nuova identità. È una scelta consapevole per liberarsi da ogni vincolo e cercare la propria vera strada.
Ma, si sa, la libertà è loca, pazza e inafferrabile, misteriosa, e le autorità non possono tollerarla perché, ovunque arrivi questo manipolo di artisti, si accende nelle comunità un desiderio di ribellione e di riscatto.
Gli arresti e le torture che ne conseguono sembrano prefigurare in modo surreale la terribile sorte di Haroldo Conti, così come viene raccontata nella prefazione di Gabriel García Márquez.
È un’Argentina descritta con grande realismo e allo stesso tempo sospesa nella meraviglia, fatta di territori abbandonati, aridi deserti, miseri villaggi sperduti, dove Mascaró, alias Joselito Bembè, eroe e pistolero, figura emblematica della lotta per l’affrancamento, si muove, appare e scompare, vanamente inseguito dai rurales.
Mascaró è una delle opere più vibranti della letteratura sudamericana del secolo scorso sulla libertà, la diversità, la forza sovversiva dell’arte. La scrittura di Haroldo Conti procede a briglia sciolta, abbraccia le voci, il paesaggio, odori e colori: le frasi danzano come in un tango argentino.
“Attraverso l’unica finestra, nella parte più lontana della sala, Oreste guarda la lanterna del faro di Palmares, sospesa in alto nell’oscurità, come una navicella con luci tranquille e minuziose, uno sciame di bagliori che si agitano come piccoli ingranaggi arroventati.
Finalmente nel tramezzo si apre una porticina e invece dei signori López ed Esteve, o almeno uno dei due, entra scivolando di traverso un’imponente signora dall’aspetto maestoso che, nonostante ciò, sembra fluttuare nell’aria.”